MOTOLOGY

DUCATI MONSTER 1200S E 821

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Monster, sinonimo di tradizione, di evoluzione animale, di un concetto essenzialmente selvaggio del motociclo, uno stile di vita minimalista e muscoloso.

Ne è passata di acqua sotto i ponti di Borgo Panigale da quel lontano 1994, quando fu presentato il Monster 900. Una moto grezza e contadina, ma in grado di avvicinare centinaia di utenti. Gli anni hanno portato Ducati dall’ ideare  un modello valido, al creare un vero e proprio stile di vita motociclistico e non: la famiglia dei “monsteristi” è molto vasta e al suo interno ogni esemplare è peculiare. Individui tutti accomunati da 3 indicatori: il desmodromico Ducati con la oramai epica frizione a secco, il telaio a traliccio in bella vista, e l’ estetica efficace e semplice. 900, 620, 695, s2r, s4rs sono sigle che urlano nostalgia, il tintinnio risuona nei cuori degli appassionati. Le versioni più recenti ora fanno parte di una nuova generazione di Ducati, che ha portato alla luce un aggiornamento del Desmo, col testastretta a 11 gradi. Le ultime nate che portano il nome Monster sono l’ esagerata 1200s, e la più funzionale (ma non meno adrenalinica) 821.

 DUCATI MONSTER 1200S: MI RICORDA VAGAMENTE L’HYPER

Partiamo dalla 1200s, iniziando a dire che si tratta della Monster più matta che io abbia mai provato. A occhio è un tripudio di precisione nelle finiture e nei particolari, come se parlassimo di un diamante puro su un anello di tutto rispetto. All’ anteriore una signora forcella, la tanto amata Ohlins da 48 mm calza delle pinze freno Brembo M50 già viste sui modelli Panigale. Un avantreno completato da dischi freno Brembo, un pneumatico Pirelli Diablo Rosso 2 e un appetitoso parafango anteriore in carbonio. So Tasty!  Un serbatoio davvero importante e ben costruito (capacità più 5 litri rispetto alla 1100) sovrasta il cuore di questa moto: un poderoso bicilindrico desmodromico da ben 145 cv! Ben inglobato nella moto che presenta il tipico traliccio in tubi, altro marchio di fabbrica Ducati, e un sistema di scarico dalla voce molto stimolante, che cambia a seconda della mappatura (e la conseguente apertura della farfalla allo scarico) impostata. La seduta è addirittura regolabile da 78 a ben 81 cm, e se serve nel catalogo Ducati Performance c’è una sella da 74.5. Manubrio largo quanto basta, ma alla prima seduta si potrebbero notare leve e comandi troppo inclinati, potenzialmente scomodi; pedane invece ok, anche se i rider (come me, con un 46-47 di stivale) che hanno un piede importante, possono avere problemi di spazio. Posteriormente la monster 1200s presenta una coda molto semplice e leggera, complice la posizione in stile un po americano, del portatarga, coi supporti sul monobraccio che finisce dietro alla ruota posteriore. Ma come si comporta dinamicamente? Bene, ma non benissimo. Motore e ciclistica sono davvero ottimi, un’ erogazione corposa e appagante accoppiata ad una precisione sublime rendono la moto italiana un giocattolo davvero divertente nel misto stretto. Il passo allungato rispetto alle sue antenate la penalizza nei tornanti, e la posizione di guida che ricorda molto vagamente un’ impostazione più “hypermotard” non è il massimo per la comodità. Chi compra una moto del genere, non la usa di certo per passeggiare o per consegnare pizze in centro città. Ma il bello di questa moto non è solo il motore e la ciclistica; è anche il suo cervello. 3 diverse mappature, 3 diverse impostazioni di abs (made in BOSCH) e tcs, 3 diversi gruppi di informazioni sul tachimetro permettono all’ utente di regolare vari parametri con pochissimi gesti, a tutto vantaggio della sicurezza e  del divertimento. La mappatura più limitante, la urban, imposta abs e tcs al massimo, e fa erogare alla moto una potenza limitata a 100 cv. Sul display non compare il contagiri, ma è predominante la  velocità. Già con la mappatura touring, dove compare un contagiri essenziale, la risposta del gas cambia, dove è disponibile tutta la potenza ma molto dolcemente, mentre la mappa “full” è una esplosione godereccia di adrenalina e muscoli, con la quale è molto difficile tenere la moto con entrambe le ruote a terra. Sconsigliata ai possessori di patente con pochi punti e ai deboli di cuore. In soldoni, una moto per chi sa davvero andare e condurre mezzi del genere, per gli amanti delle strade piene di curve in successione e con sporadici allunghi. Una moto che ha anche tutte le carte in regola per la pista, a mio parere il suo potenziale ambiente ideale.

DUCATI MONSTER 821: SUONA BENE E SI FA NOTARE!

Ducati Monster 821, wow adesso si! A primo occhio è una moto meno esclusiva e corsaiola, non c’è la ciclistica Ohlins e le corpose M50, ma una forcella da 43 mm che sostiene un cerchio in lega leggera  a 10 razze. Anteriore completato da pinze brembo monoblocco M4 che mordono dischi da 320mm. Al posteriore invece troviamo una pinza sempre brembo e un disco singolo da 245 mm. Zona posteriore che è molto diversa rispetto alla 1200s, dove balza subito la presenza di un importante forcellone bibraccio. Altro elemento che la distingue dalla sorellona è la gomma posteriore da 180 (190 per la monster 1200s), un terminale dal design leggermente diverso e un portatarga più “classico”. La sella è simile a quella della sorella maggiore, comoda e regolabile in altezza (minimo 765 mm e massimo 810 mm) anche se non permette molto i movimenti laterali e longitudinali sulla sella. Elemento molto interessante è la possibilità, grazie al catalogo Ducati, di avere una sella ribassata di ben 2 cm, portando la seduta minima di 745mm.  Motore ovviamente bicilindrico da 821 cc in grado di produrre 112 cv pieni di sound e coinvolgenti, sempre gestiti e gestibili da un sistema di selezione delle mappature. Il software e la gestione delle mappe non è al top come la versione più massiccia, ma fa decisamente bene il suo lavoro! La mappatura urban eroga 75 cv e sistemi di sicurezza abs ( sempre made by BOSCH) e tcs impostati sui livelli più alti, ma già con la mappa intermedia touring c’è abbastanza carne sul fuoco per divertirsi con un certo margine di sicurezza. Sotto la voce “acustica”, spezzo una lancia a favore della 821: il sound è molto più cupo e crea molto più pathos, si fa notare e la sicurezza passiva ne guadagna sensibilmente. Altra nota positiva, la strumentazione piena d’informazioni, molto bella nella sua essenzialità, molto smart, dove compare pure la voce sul consumo medio sui 100 km. Comandi piccoli e semplici come la tradizione bolognese vuole completano un manubrio disposto in posizione ideale;  quest’ ultimo in accoppiata con sella e pedane meno estreme, la rendono più gestibile, ma sempre Monster.  Il suo ambiente di certo non è la città, ma si può usare senza stress nel classico tragitto casa-lavoro. In curva il comportamento è ottimo, stabile e precisa come la mano di un chirurgo, grazie anche ad un passo più corto di 3 cm rispetto alla 1200s, molto meglio nei tornati e nelle curve a bassissime velocità. Comportamento vivace ma anche adatto ai motociclisti meno esperti, tanto che in catalogo c’è anche una versione da 35 kw

Che dire di queste due moto, così vicine eppure così lontane. La prima è prestazione pura e cruda, cattiveria e passione all’ italiana, esagerata forse per le strade dello stivale, ma è una Signora Moto. La seconda è decisamente più gestibile, più quotidiana, più accessibile, con una personalità sempre unica. Due facce di una stessa filosofia, filosofia Monster, che ha segnato la storia e la vita di moltissimi motociclisti.

Questo test è stato condotto e redatto da Valerio Garagiola. Lettore di Motology.

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