MOTOLOGY

SBK Donington: Tom Sykes, quello che fa un solo giro!

Tom Sykes, dopo aver dominato tutti i turni di qualifica e prove libere, si esalta sul circuito di casa.

Una prova eccezionale, quella di Tom Sykes a Donington, che ha dimostrato una supremazia in gara raramente vista in SBK.

Con una prova del genere e con un mondiale perso l’anno scorso solo per mezzo punto (senza lagnarsi per la sconfitta e per una serie di eventi decisamente poco favorevoli per lui) speriamo finisca al più presto la litania di piloti avversari e addetti ai lavori che continuano a bollare questo pilota come  “si veloce, ma fa solo un giro, mai poi in gara……”.

Ma poi in gara è sempre là davanti, anche alla fine, anche a fine campionato……

Già dalla fine dell’anno scorso la Kawasaki era riuscita a rimediare al consumo elevato della gomma posteriore dovuta probabilmente a equilibri di elettronica e ciclistica non all’altezza della concorrenza, e ora siamo ancora qui a parlare di queste baggianate?

E basta!  Cosa deve fare Sykes per convincervi: vincere tutte le gare con 10 secondi di margine?

Insomma, grande Tom Sykes: vero ultimo erede dei piloti da SBK combattenti e sportivi; la sua guida da urlo e la sua gioia a fine gara a colpi di impennate, burn out e andamento “ballonzolante” nel parco chiuso a fine gara con un sorriso che più largo di così non si può, avrà reso felici tutti in fan di questa categoria!

Altro tema veramente molto caldo di Donington è stata sicuramente la presenza di Niccolò Canepa in Ducati Alstare ufficiale, che ha dato una lettura inaspettata ai soliti 30 secondi che a fine gara si prende questa moto nelle piste che la dovrebbero storicamente vedere favorita, come Assen e Donington. Ha stupito di sicuro tutti che Canepa, wild card dalla stock 1000, abbia sostanzialmente girato sempre più forte sia in qualifica che in gara e sia stato il pilota più consistente, mettendo dei forti dubbi sulla integrità fisica dei piloti ufficiali, Checa e Badovini, sulla 1199 Panigale.

Perché non era oggettivamente pensabile che Canepa potesse diventare il riferimento della squadra al debutto in gara su questa moto, e quindi oltre ai problemi della moto, vi sono anche problemi di piloti che rendono il divario dal top ancora più grande di quello che sarebbe in realtà con un top driver vero e in forma fisica.

Ritornando ai temi caldi della gara di Donington, riconfermiamo l’assoluta supremazia della Aprilia, capace di essere velocissima e guidata con facilità da quasi tutti i piloti (Fabrizio a parte), con un Guintoli in formato sempre passista, ma passista decisamente molto consistente mentre un Laverty come al solito un po’ altalenante, fortissimo in alcune piste e meno su altre, ma comunque sempre in lotta per il titolo.

Ha invece dimostrato qualche limite la BMW, che sulla pista che l’aveva vista sostanzialmente dominatrice nel 2012 e con un Melandri che in SBK qui aveva sempre vinto una gara, ritorna a casa con la consapevolezza che gli avversari hanno fatto sicuramente un passo avanti.

Melandri oltre alla solita qualifica non brillante, ad una bellissima e consistente gara 1 contrappone un errore abbastanza evidente alla variante Fogarty all’ultimo giro di gara 2, quando avrebbe dovuto attendere il penultimo tornantino per l’attacco a Laverty in cui era palesemente più forte in staccata, ma in SBK l’errore è sempre dietro l’angolo, soprattutto quando corri sempre impiccato.

La BMW si appresta a 3 giorni di test ad Aragon; Marco Melandri, intanto, dovrà affrontare anche un dramma familiare per la perdita del bimbo che lui e la sua compagna Manuela aspettavano. Sperando che entrambi si rimettano presto auguriamo a Marco di ritrovare la giusta concentrazione per affrontare il mondiale in cui è di sicuro in lotta per il titolo e, con le due gare in una giornata, tutto può cambiare molto rapidamente in SBK.

Passando agli ousider: benissimo Davide Giuliano, privato Aprilia, consistente e spettacolare in gara nella lotta muscolare con Laverty che “fa molto SBK”. Suggeriamo a Giuliano di non badare troppo alle continue critiche di Biaggi in telecronaca, saranno loro questioni personali e tali dovrebbero restare, non finire in telecronaca!

E a proposito di telecronaca, non possiamo che ringraziare Mediaset per la copertura televisiva esagerata, per le immagini, che fanno letteralmente impallidire rispetto al poco che riuscivamo a vedere su La7.

In particolare la possibilità di sentire le gare senza commento ma solo con i rumori on board ed ambientali è per l’appassionato qualcosa di unico, e consiglio a tutti di guardare le gare in questa modalità: una goduria unica!

Ritornando alle gare corse sul tracciato di Donington, Chaz Davies ha corso da outsider in tutti i sensi, subito dietro ai top ma senza mai impensierirli.

Fantastico in gara 1 Loris Baz, che quando corre così è veramente spettacolare!

Confermata come avevamo ipotizzato nell’articolo di preview la mancanza di amalgama tra l’Aprilia e Michel Fabrizio, che prefigura un calvario in campionato molto lungo, con qualche sprazzo qua e là…

Infine sulla Honda in difficoltà, con uno stoico Leon Haslam che ha provato e con intelligenza ha deciso di non correre, si contrappone un Rea che ha fatto una ottima gara 1, ma che soffre di sindrome compartimentale, che lo ha completamente estromesso in gara 2.

Concludiamo con la Mv Agusta, che torna su un podio mondiale dopo 37 anni con la bellissima F3 e con Roberto Rolfo, autore di una rimonta egregia, di una gara vinta dal nuovo fenomeno della Supersport Sam Lowes che ha primeggiato in formato “Tom Sykes”, per la serie dominio totale.

Aveva detto Massimo Bordi (il padre della Ducati bicilindrica che ha dominato per oltre due decenni la scena Superbike) “Partiamo da zero, ma vedrete che la nostra F3 vi stupirà perchè come tecnologia siamo vent’anni avanti ai giapponesi”, in effetti sembra aver fatto colpo anche questa volta.

Infine, sulla clamorosa notizia ufficiale del ritorno di Haga a Imola, ve ne parleremo in un articolo a parte nei prossimi giorni … .continuate a seguirci!

Per Motology.it Bruno Lomele

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