MOTOLOGY

AVICII : tutto per un sogno

So wake me up when it’s all over..

Questa è una delle tante celebri frasi che ha fatto da cornice alle estati ed alle feste di tante persone, una fra tante la sottoscritta.
10 giorni fa è arrivata la terribile notizia della morte del DJ svedese Avicii: tutti speravano nella fake news, ed invece in pochi minuti sono arrivate tutte le conferme dalla famiglia e al mondo dello spettacolo di cui faceva parte.

Tim Bergling, ventottenne, era un semplice ragazzo: timido e geniale, che ha cresciuto e coltivato un sogno.. come tanti adolescenti.
Lui però è uno di quelli che ce l’ha fatta: ha inseguito quello che amava, ha dato peso alle sue intuizioni ed è riuscito a dimostrare il suo talento in maniera unica, diversa da tutti gli altri musicisti e compositori al mondo.

La stessa sua passione è quella che lo ha portato a star male: a soffrire di pancreatite, a bere grandi quantità di alcolici (capendone il motivo ma non riuscendo a smettere), a soffrire in maniera esagerata lo stress.
Gli show, sono stati il suo problema.. la musica la sua cura. Ma, purtroppo, quest’ultima da sola non ha funzionato.

Ho visto il docu-film Avicii : true stories (disponibile su Netflix) pochi giorni fa.
Mi dispiace averlo fatto in un momento postumo, ma se trovate 1 ora e 40 del vostro tempo ve ne consiglio la visione.
Perchè? Perchè è un racconto di vita.
Perchè mostra in totale semplicità le dinamiche di un mondo che purtroppo ci appartiene, un mondo che abbiamo costruito.. un mondo aspro che ci circonda e che mina alla nostra serenità, in alcuni casi in modo visibile ed in altri meno.
E a rimetterci sono le anime più sensibili, quelle che capiscono il problema ma non sanno come affrontarlo.
E spesso sono i fuoriclasse a farne non spese: quelli che per un motivo o per l’altro, sembra siano predestinati a scomparire presto, come a sottolineare quanto hanno fatto e dato in così poco tempo.
Come hanno fatto anche i Thirty Seconds To Mars con Artifact, ad esempio, questa produzione ha solamente riportato i fatti di una vita di un artista che ha dovuto fare i conti con lo showbusiness e non solo.
Una “cruda” fotografia di un mondo che, a tratti, si può anche comparare a quello delle corse.

Ed ora vi spiego cosa voglio intendere: è un reato seguire le proprie passioni? No, non lo è.
E’ una cosa di cui vergognarsi quella di farsi aiutare per inseguire il proprio sogno? La risposta è uguale alla precedente.
Ma poi c’è anche chi se ne approfitta, chi nella vita degli altri vede solo una maniera per far soldi senza capire quanto male si crea.
Il fatto è che talvolta il proprio lavoro porta alle conseguenze più gravi,.. e porta anche alla morte.
Per Avicii probabilmente è stata la depressione. Per Maxime Berger, pilota francese, è stato lo stesso lo scorso ottobre, dopo una vita passata su una moto da corsa. Per alcuni piloti invece è stata una gara a definire la fine della propria vita.

Ma tutti questi elementi sono legati da una cosa sola: la ricerca di sè stessi attraverso la propria passione.

L’unica cosa che io trovo certa è il fatto che si debba smettere di puntare il dito contro tutto e tutti, soprattutto quando non si conoscono i retroscena. Quando non si conoscono le persone, quando si farebbe bene solo a rispettare.
Non ci si può permettere di sentenziare su chi, nella vita, ha deciso di inseguire il proprio sogno..

One day you’ll leave this world behind, so live a life you will remember.


Notice: Undefined variable: user_ID in /home/customer/www/motology.it/public_html/wp-content/themes/gameday/comments.php on line 48

You must be logged in to post a comment Login

Leave a Reply