MOTOLOGY

SIMONA ZACCARDI:L’ISOLA DI MAN? ESAGERATA!

Simona Zaccardi per Motology

Simona Zaccardi per Motology

Conoscere Simona Zaccardi è una di quelle esperienze da fare nella vita. La ascolti raccontare la sua carriera, gli inizi, il Manx, la North West e ne resti incantato. Vorresti farle mille domande e allo stesso tempo non interromperla. Ho avuto modo di chiacchierare con lei al telefono, la sua voce esprimeva l’entusiasmo, la gioia e le infinite emozioni che ha vissuto e la sensazione di vedere i suoi occhi brillare dava brividi.
La sua storia è incredibile, riassunta molto brevemente ha iniziato per caso nel 1999, ma la prima vera occasione è stata quando nel 2004 ha potuto disputare, e vincere, l’italiano femminile. Nel 2005 unica donna nella Supersport del Ducati Challenge e prima assoluta. Nel 2006 terza nell’europeo femminile disputato da privata. Nel 2007 il Manx Grand Prix sull’Isola di Man, prima volta nel road racing e con il 18° tempo assoluto! Nel 2011 e 2012 ha aggiunto la partecipazione alla North West200 al suo curriculum.

Ciao Simona, hai iniziato nel 2004 vincendo l’italiano femminile e quest’anno sono 10 anni da quella vittoria,quali ricordi hai nel cuore e ritieni i più rappresentativi?
Sicuramente il 2004 mi ha dato una grande emozione. Ho iniziato “tardi”,avevo già compito 29 anni, spinta dagli amici con cui uscivo in moto. I classici “giretti” della domenica,che col senno di poi non rifarei. Avevo una “vecchia” R1 del 98, andavo a girare in pista con la moto sul carrello,poi ho capito che mi serviva il furgone, ho iniziato dal niente ma mi è stato chiaro da subito che con la grinta si può fare tutto. Così ho iniziato prendendo quella stagione come “formativa” per fare esperienza. Ad ogni round se ne andava uno stipendio,quindi cambiavo un copertone per volta, in base all’esigenza della gara. Quell’anno con me correvano Alessia Polita, Samuela De Nardi, tutte con più esperienza di me, ma a metà campionato ho iniziato a capire che potevo vincerlo. Quando all’ultima gara ho tagliato il traguardo sono scoppiata subito in un pianto a dirotto.

Quindi 2005 unica donna nel Ducati challenge,categoria Supersport,prima davanti a tutti!
Anche quell’anno è stato incredibile. Devo fare una premessa, prima dell’inizio del campionato si diceva che il team ufficiale Ducati “Y2K” avrebbe puntato su di me,poi per varie vicissitudini non è successo, così il concessionario che mi aveva “segnalata” ha deciso di costruire un team per me! Alla prima gara a Misano li abbiamo rovinati!Hanno preso più di 2 secondi!Io avevo un 749S “modesto” loro la 999, eppure li abbiamo messi dietro. (L’emozione nella voce di Simona è indescrivibile,sembra di essere con lei sul circuito romagnolo ndr )

Nel 2006 altra sfida, questa volta Europeo femminile concluso al sesto posto da privata.
Esatto da privata. Facevo tutto da sola, ormai avevo imparato a gestire la moto da me,se ci metteva mano qualcun altro c’era sempre qualcosa che non andava. Ho imparato a fidarmi di me stessa in questo modo. Mi accompagnavano i miei genitori, quell’anno è stato bello perché abbiamo potuto girare l’Europa insieme.

Arriviamo al 2007 e alla tua partecipazione al Manx,sullo stesso tracciato del TT. Quando hai deciso che ci avresti corso.
Il Tourist Trophy,il circuito del TT, è sempre stato un sogno fin da quando ero piccola, già al femminile parlavo dell’Isola di Man. C’era chi mi rispondeva che è pericoloso, chi chiedeva se fossi un’aspirante suicida. Ma le road races sono uno stile di vita, non te le insegna nessuno, è una vocazione. Quando l’ho comunicato al team sono rabbrividiti,risposta categorica “Non ti accompagneremo” e così è stato.

Quindi come ti sei organizzata?
Non mi sono persa d’animo, presa carta e penna,si proprio carta e penna nessuna mail, ho inviato una lettera a tutte le riviste che parlavano di moto per chiedere aiuto, informazioni su come poter andare sull’Isola di Man spiegando il mio desiderio. Un direttore mi ha risposto e mi ha aiutata.

Ovviamente ti chiedo che emozioni una volta lì.
Il tracciato è esagerato!Volevo fare sia la gara con il 600 che con il 1000,ma per accedere alla seconda dovevo qualificarmi con la cilindrata più piccola. Appena partita ho pensato “Ma questi so matti!chi me l’ha fatto fare,che sto facendo!” Da newcomer il primo giro devi seguire gli esperti che ti indicano il tracciato, ero in sesta al limitatore e ho pensato “m’è finita la moto”. Io avevo studiato il percorso guardando gli on board camera di Guy Martin per ore e ore, ma appena arrivata lì dopo 2 km mi ero persa. Dai video non hai idea dei sali-scendi delle compressioni che ci sono. Il tracciato è una questione mentale, è una sfida con te stessa:sei tu, la tua moto e la strada. Ci sono andata su con la massima serenità, ovviamente volevo qualificarmi ma non ho neanche strafatto. L’ultimo giorno delle qualifiche il tempo è stato incerto, sul Mountain pioveva in altri c’era il sole ed io non ero ancora qualificata. Al secondo giro buono con il 600 sentivo d’aver sbagliato tutto,troppi errori, arrivata al box i meccanici che erano con me non hanno detto niente,mi hanno solo mostrato il cronometro 8 secondi dal primo:qualificata!!! Sono corsa subito sul 999 per poter provare per la gara del Senior. Il giorno della gara il tempo era ancora incerto,tanti piloti sono scivolati io ho fatto la mia gara e ho concluso 18° assoluta! Purtroppo per il Senior niente da fare gara annullata,ovviamente ero favorevole a correre ma in montagna non si vedeva niente,ma sono contenta.

Come descriveresti l’Isola di Man ed il suo tracciato?
A parole non è possibile, ma per un pilota è la gara delle gare. Dopo che hai corso lì tutto il resto è noia. A fine gara la sensazione è unica, hai più confidenza e fiducia in te stessa. È la cosa più bella che un pilota possa fare,è una sfida con te stessa. Quando poi lasci l’isola hai già nostalgia,ma nello stesso tempo più energia e più voglia di vivere. Impari a vivere al 100%. Quando guardo una foto di quei giorni ho i brividi tanta nostalgia e a volte mi scende anche una lacrimuccia.

Da due anni hai aggiunto la North West200 al tuo curriculum, come l’hai deciso?
Eravamo ad una prova del Campionato Italiano Velocità in Salita, ero con il solito gruppo di amici quando ad un certo punto Dario (Cecconi) ha detto “Simo io voglio far la North West l’anno prossimo ci vieni?” “Ok la faccio!” Non mi sono tirata indietro. Questo tracciato è molto più facile, bastano 5/6 giri per impararlo ed interpretarlo bene, è molto simile ad una pista con vie di fuga, quindi anche gli errori sono tollerati. In questo caso è un equilibrio fra te e gli altri. Ma per me ti rendi conto di correre una road race solo quando arrivi al ponticello fra Metropole e Black Hill,che è anche il mio tratto preferito. Ovviamente anche in questo caso avevo studiato con i dvd di Steve Plater.

L’ambiente irlandese, o delle road races in generale, ti è sembrato prettamente maschile, “ostile”?
No. Lì è una grande famiglia! La prima volta alla North West avevo un problema alla moto, sono andata dal mio vicino di tenda, un irlandese, gli ho spiegato e subito mi ha aiutata. Gli organizzatori sono stati gentilissimi con me, tutti. Lì è bello perché si sta tutti insieme. Anche noi italiani facciamo gruppo, di solito c’è Bonetti che fa da fratello maggiore,essendo il più esperto, ci si aiuta tutti.

Prima hai nominato la tua famiglia, mi sembra di capire che sono stati fondamentali nella tua carriera.
Assolutamente. Da piccola chiedevo disperata di poter correre ma rispondevano “Quando sarai grande”. Quando poi ho iniziato non mi hanno ostacolata,durante l’Europeo erano con me. Nel 2007 comunicando la decisione dell’Isola di Man ho detto “Dai mamma potremo vedere l’Inghilterra, l’Isola di Man non ci siamo mai stati!” lei mi ha risposto solo “Ma non è un po’ pericoloso?” l’ho tranquillizzata dicendo che sarei andata su con la testa, cosa che faccio sempre. A mamma piace un sacco la North West. L’anno scorso non volevo andare (Simona è diventata mamma nel febbraio 2012 ndr) ma lei mi ha detto subito mi avrebbe aiutata e così è stato.

Ti faccio una domanda un po’ provocatoria. Pensi di esser tornata a così poco tempo dal parto per “affermare” Simona non solo la Simona-mamma?
Forse si. Ho fatto tanto in questi anni, sacrificato tante cose per arrivarci ci tenevo ad esserci ma non ero sicura. Non voglio né immolarmi per mia figlia ma neanche trascurarla. Mamma mi ha dimostrato che posso essere entrambe le cose.

Com’è andata dal punto di vista della gara?
Ero fuori allenamento, allattavo poco prima di salire in moto per esser più leggera possibile. In gara 1 al secondo giro ero stanchissima. In gara 2 ho deciso sarei stata morbida,non c’era bisogno di strafare e alla fine ho fatto gli stessi tempi del 2011! Quest’anno potrò fare meglio!

Hai nominato il CIVS, ritrovi l’ambiente irlandese?
Esatto! Siamo tutti insieme ci ritroviamo come ad una festa! Poi Sillano è la gara più bella lì veramente c’è un sacco di gente è bellissimo. Ultimamente aggiungono chicane lungo il percorso, non bisogna superare certe velocità, sembrano incomprensibili ma lo fanno per noi. Noi andiamo e ci divertiamo sempre. E a livello economico te lo puoi permettere.

Abbiamo nominato tua figlia. Com’è cambiato il tuo essere pilota?E se un giorno ti chiedesse di correre?
La passione non è cambiata, ma la mia testa si. Ora penso a lei, ho delle responsabilità nei suoi confronti, siamo molto legate. Se dovesse chiedere di correre dovrebbe farlo disperata,come facevo io. Non dovrà volerlo per emulazione o per compiacere i genitori (il papà è un pilota irlandese). Ma credo abbia il nostro sangue “matto”, a sei mesi l’ho portata in garage la prima volta e l’ho messa a sedere sul 999, si è aggrappata al serbatoio con gli occhietti che le brillavano e non voleva più scendere! Ora sale e scende dal suo dondolo come se fosse in moto!Ma non ha mai visto gare!

Programmi per il futuro?
Nel 2013 sempre il CIVS e la North West, non cambio idea. Andrò avanti finché potrò, ma che nessuno pensi di vedermi guidare nella categoria classiche! Non ce la potrei fare!!!

Ultima domanda, i piloti di solito hanno riti o numeri portafortuna, tu?
Non ho gesti scaramantici, solo prima della gara alzo gli occhi al cielo perché so che qualcuno che mi guarda c’è. Il numero invece cerco sempre di avere il 59. Perché nel 1999 ho vinto un concorso per disputare l’ultima gara dell’Aprilia Challenge al Mugello. A Varano fra le 30 finaliste Franco Battaini ha scelto me! Non avevo numeri da chiedere così è capitato il 59,da allora lo porto con me.

 

Ringrazio ancora Simona per la sua disponibilità, per le foto di lei in azione sull’Isola di Man e le faccio i miei auguri per la stagione 2013! Pronti a sostenerla!!

Grazie anche a Luca Mesole per le foto relative alla North West200.

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