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Alessandro Zanardi, il campione senza gambe, torna a correre in auto
- Updated: 22 Gennaio 2014
Quel giorno, lo ricordiamo tutti, e tutti, lo ricorderemo.
Era l’11 settembre, dell’anno 2001. Le televisioni e le radio esplodono, comunicando una notizia che, sicuramente, ha cambiato la storia del genere umano, forse in peggio, o forse in meglio, non lo so ancor dire.
Esplodono, appunto, i due aerei kamikaze, contro e dentro le Twin Tower a New York, i due palazzi più alti della città, generando morte e terrore, paura, ed una, infinita, serie di trasmissioni televisive, speciali, cronache e reportage.
Io ero a casa, ancora ferito, dopo una caduta con la mia moto, patita pochi giorni prima. Ferito, certo, ma tentavo di guarire, con tutte le mie energie, così come i soccorritori a New York, con tutte le proprie forze, tentavano di arginare un micidiale attentato.
Impressionato e schifato, pensavo agli Stati Uniti, la cosiddetta “Terra Promessa”, ad un popolo in grave sofferenza, in enorme difficoltà, angosciato ma, appunto, “unito” e prontamente reattivo.
Negli Stati Uniti si corre, ogni anno, il famoso ed importante campionato Indy Cart, la categoria a stelle & strisce, rivale della Formula 1, che si distingue con la disputa di corse su circuiti ovali, dagli infiniti curvoni sopraelevati.
In tv viene trasmessa una gara, in diretta dal Lausitzring, un circuito tedesco che ne ospita la celebre manifestazione a motore. Sembrava una corsa tranquilla, priva di problemi o incidenti quando, invece ed improvvisamente, un corridore, uscendo dal box, perde il controllo della propria monoposto, attraversa il prato, e si ritrova in pista, esattamente nella traiettoria ideale, dove stanno sopraggiungendo gli altri velocissimi piloti.
L’impatto con un altra vettura, impressionante,è inevitabile. Tremendo, spettacolare e pure crudele. Chi ha la peggio, è l’italiano Alessandro Zanardi, di Bologna, già famoso ma poco vincente pilota di Formula 1.
In America aveva trovato successo e conquistato 2 prestigiosi titoli, diventando un vero campione, acclamato e ricercato.
Le Torri Gemelle non esistono più. Dopo l’enorme nuvola di fumo e polvere, giacciono sottoforma di macerie, come montagne indimenticate.
Gli scontri con gli aerei suicidi, sono devastanti.
Sono devastato pure io. Ma continuo a guardare. La mia mano continua in un disperato zapping televisivo, cercando notizie, conforti, aggiornamenti. Nel circuito Cart, i soccorritori tengono in vita Alessandro Zanardi, arrestandone una grave emorragia.
Sull’elicottero dell’autodromo, viene data l’estrema unzione al pilota, considerato ormai morto e, dopo diversi giorni in coma farmacologico, presso l’ospedale di Berlino, il bolognese riesce a sopravvivere.
Anche la gente americana riesce a sopravvivere, dolorante, mozzata delle proprie Torri e delle proprie genti, simbolo di un popolo orgoglioso e tenace.
Alex Zanardi, è altrettanto forte, tenace e combattivo. Il terribile incidente in pista lo ha privato delle proprie gambe. Mi sembra di assistere al medesimo, incredibile spettacolo cittadino di New York.
Due amputazioni. Due enormi altissimi palazzi, dove vivevano e lavoravano molte persone. E due gambe, con le quali il nostro pilota, correva e vinceva a bordo della propria auto.
L’11 settembre 2001, fu terribile. Le mie ferite, mi ricordano però, di essere davvero fortunato.
Dolorante, sì, ma vivo, e con tutti “i pezzi a posto”.
L’11 settembre ha portato morte e distruzione, ma…gli americani hanno reagito, più forti e determinati di prima, ricostruendo, subito, due torri che diverranno ancor più alte, ancor più ardite. L’episodio, anziché uccidere il popolo, lo ha fortificato, lo ha reso più unito e reattivo.
Alessandro Zanardi, sembrava destinato ad una vita ai margini della società: senza gambe, si presumeva una probabile interruzione della propria carriera e, molti ed ancor più gravi, problemi quotidiani, dalla semplice possibilità di camminare, a tutto il resto.
Non è così. Alessandro Zanardi torna a correre. Anzi, la cosa più importante, e come egli torni a camminare, a condurre una vita sociale di rilievo, a svolgere e vivere ogni momento della giornata con grande grinta e forza.
Questa carica interiore, è dettata dal trauma, dal dolore vissuto. La reazione lo porta ad accettare vistose ma molto pratiche protesi per le gambe, su cui egli ironizza spesso, dimostrando che, per lui, il bicchiere è sempre mezzo pieno.
Torna a gareggiare in macchina, non solo, simbolicamente, sulla stessa auto, nel medesimo circuito ovale di quel famigerato settembre 2001, ma anche in categorie competitive, di grande impatto, conseguendo ottimi risultati.
Non contento, Alex, diventa pure un conduttore televisivo dal grande esempio umano, viene ospitato nei migliori talk show e, dulcis in fundo, si iscrive e partecipa alle gare di paraciclismo, ovvero, atleti non più dotati di gambe che pedalano speciali biciclette a tre ruote con il lavoro delle proprie braccia.
Pure qui, egli afferma il proprio talento conquistando titoli e riconoscimenti, fino all’ottenimento della Medaglia d’oro nei Giochi Paralimpici di Londra, proprio su un circuito, Brands Hatch, che lo aveva già raccontato protagonista di sfide a motore.
Se ci ripenso,le botte subite col mio incidente, mi fanno meno male.Pensare, per me, a quell’ 11 settembre 2001, risulta meno triste. Da due vere tragedie, gli esseri umani, hanno saputo estrapolare una forza fino al momento sopita, addormentata.
Ogni tanto, le ferite riportate nel mio volo in terra, proprio nel 2001, mi ricordano la loro presenza. Mi fanno male, mi impauriscono.
Ma reagirò, sempre.
Grazie New York, che risorgi più alta ed imponente, grazie Alex, che hai appena annunciato il tuo ritorno alle corse GT a bordo di una BMW.
Per Motology, Mirko TheMirk Colombi
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